Fatturato in picchiata: -50% per il 26% delle imprese della ristorazione. Non è basta la boccata d’ossigeno dell’estate. L’inverno, secondo Fipe, rischia di essere nero.
La prospettiva di un Natale “chiuso” fa tremare ancora una volta la già fragile economia italiana. I numeri impietosi sull’andamento dei contagi (oltre 800 vittime nelle ultime 24 ore) stanno portando il governo sulla strada di una nuova serrata generale. Il che, inevitabilmente, porterà a un riacutizzarsi della crisi, che le misure pensate a sostegno del tessuto economico potranno arginare solo in parte. E per alcuni settori, la frenata rischia di essere estremamente prolungata. Se non definitiva.
Nelle scorse settimane, quando la curva epidemiologica appariva ancora gestibile, era emerso il caso degli impianti sciistici. Le Regioni alpine avevano inoltrato una lettera al governo, provando a tracciare una possibile scorciatoia per non lasciare tutto chiuso in vista del Natale. Niente di fatto e, peraltro, il settore del turismo invernale è solo uno di quelli in crisi. Ad altri, come la ristorazione, va persino peggio.
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Un’indagine della Federazione italiana dei pubblici esercizi di Confcommercio (Fipe), ha reso noto che la ristorazione, uno dei settori di maggior indotto (peraltro parallelo a quello turistico) , ha subito una riduzione di fatturato superiore al 50% nel periodo compreso fra giugno e ottobre 2020. Una colata a picco che è andata a coinvolgere un 26% delle imprese impegnate nel settore. Con l’unica boccata d’ossigeno arrivata in estate, ma solo parziale.
Secondo Fipe, infatti, “ciò che conta sono le prospettive per il futuro e in questo momento i ristoratori vedono nero. Molto nero”. Anche perché il periodo invernale rischia di essere un inferno, con “un’ulteriore contrazione dei volumi d’affari, con il 34,1% delle imprese che si aspetta fatturati più che dimezzati nel periodo dicembre-febbraio e soprattutto con un imprenditore su 10 che ha già previsto un azzeramento totale degli incassi”.
A pesare, l’alternanza dell’attività lavorativa e gli orari ridotti. Tutto diretta conseguenza della pandemia che, ormai a un anno dall’esplosione del caso Covid-19, continua a generare un clima di forte incertezza. Soprattutto in ottica futura. Anche perché “secondo la fotografia scattata dall’Istat il 4% circa delle imprese della ristorazione che ha completamente chiuso i battenti durante l’autunno, non ha alcuna speranza di riaprire”.