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Attualità

Censimento Istat 2019: Italia paese di vecchi e gente poco istruita

Secondo i dati definitivi raccolti dall’Istituto di Statistica nel 2019 ha constatato che la media età del Bel Paese è aumenta ancora. Altra nota dolente riguarda il livello di istruzione

Fonte Pixabay

Il censimento Istat 2019 ha dato i suoi responsi definitivi. Il primo aspetto che è venuto alla luce, è il calo dei residenti e ciò ha un impatto anche sull’età media che aumentata ulteriormente. Anche il numero relativo agli stranieri ha avuto un’impennata nell’ultimo anno (+5 milioni circa).

Questo è un po’ il quadro generale in base alle minuziose ricerche effettuate dall’Istituto di Statistica nazionale, ma sono tanti gli aspetti da porre sotto la lente di ingrandimento. Informazioni che lasciano in dote diversi spunti sulla situazione attuale del nostro paesi. Eccoli nel dettaglio.

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Censimento Istat 2019, i numeri a confronto

Riguardo al calo demografico il raffronto con il 2018 è abbastanza chiaro, basti pensare che a fine 2019 sono stati censiti 59641488 cittadini, circa 175mila in meno rispetto all’anno precedente.

Il trend è comunque in linea con il 2011, anno dell’ultimo censimento fatto in maniera tradizionale. Da allora però si è registrata una fuga dal sud e dalle isole e un aumento di residenti nel centro e nord Italia. Il saldo è di circa 400mila persone andate via dal meridione.

Passando invece alla media età dal 2011 al 2019 si è passati dai 43 ai 45 anni. Inoltre è cresciuto l’indice di vecchiaia (giunto al 180%), nella fattispecie il rapporto tra gli over 65 e gli under 15. In soldoni per ogni 5 anziani c’è 1 bambino. Decisamente imbarazzante per un paese che vuole progredire e crescere.

L’altra nota profondamente dolente riguarda il livello di istruzione. Dal censimento è venuto fuori che il 50,1% degli individui può vantare al massimo la licenza media. I laureati o coloro che hanno conseguito un diploma di alta formazione sono invece appena il 13,9% della popolazione totale.

Il 35,5% ha invece un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il 29,5% la licenza media e il 16% la licenza di scuola elementare. Certo bisogna anche considerare il contesto sociale degli anni ’50, ’60 e ’70 in cui molte persone non potevano permettersi gli studi.

Gli altri due estremi opposti sono gli analfabeti e alfabeti senza titolo di studio che si attestano al 4,6% e i dottori di ricerca, ovvero coloro che possiedono il livello più elevato di istruzione. Purtroppo però si tratta di una vera e propria minoranza visto che rappresentano appena lo 0,4% dell’Italia intera.

Numeri che non rassicurano per niente in vista del futuro. Siamo vecchi e scarsamente istruiti. È bene rimarcarlo per cercare di invertire la rotta.

 

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Antonio Pilato