Un soggetto che presenta una disabilità ha diritto all’anticipo della pensione in virtù delle difficoltà che lo stesso può incontrare nel corso della sua vita.
Di regola, un contribuente matura il diritto a percepire la pensione nel momento in cui si raggiunge una specifica anzianità contributiva.
Esistono, però, delle variabili specie per quelle categorie di contribuenti che hanno delle difficoltà per cui è prevista la possibilità di ricorrere ad un trattamente pensionistico anticipato.
Un invalido, quindi, quanti anni di contributi INPS servono a un invalido civile per andare in pensione?
Pensione di invalidità civile: cos’è?
La pensione di invalidità civile è una provvidenza economica riconosciuta ai mutilati ed invalidi civili con un’età ricompresa tra i 18 anni e i 67 anni nei cui confronti sia accertata una totale inabilità lavorativa, ossia una invalidità pari al 100%.
Secondo quanto stabilisce il Decreto legislativo 503/1992 i lavoratori che presentano una percentuale di invalidità pari all’80% accedono prima alla pensione.
Il riconoscimento del trattamento previdenziale tuttavia implica anche il possesso di almeno 20 anni di contribuzione. Diversamente occorre possedere un montante contributivo di almeno 30 anni se il richiedente presenta un’invalidità pari al 74%.
In tal caso avrebbe accesso all’età di 63 anni all’Ape sociale, una misura previdenziale che il soggetto riceve fino alla pensione di vecchiaia.
Per avere diritto alla pensione di invalidità civile i contribuenti devono rispettare determinati limiti reddituali.
Per l’anno 2020 il limite di reddito annuo da rispettare è pari a 16.982,49€.
Nella determinazione del reddito rilevante si rammenta che sono valutabili i redditi di qualsiasi natura calcolati ai fini Irpef al netto degli oneri deducibili e delle ritenute fiscali.
Non entra quindi nella valutazione del reddito l’importo stesso della prestazione di invalidità, le rendite Inail, le pensioni di guerra, l’indennità di accompagnamento nonchè i redditi soggetti assoggettabili ad imposta sostitutiva dell’Irpef. Al riguardo occorre ricordare che anche la casa di abitazione è stata recentemente dispensata dalla valutazione del reddito.