Muore a soli 64 anni l’eroe dei mondiali di Spagna 82 e di tante altre memorabili partite, le cause del decesso.
Addio a Paolo Rossi, ‘Pablito’ per via di quei tre gol al Brasile: nessuno c’era mai riuscito. Aveva un brutto male ma lo aveva nascosto nell’intimità della sua casa. Lo piangono tre figli e la moglie, la giornalista perugina Federica Cappelletti. E’ stata lei ad annunciare su Instagram, la dipartita del marito.
Paolo Rossi si è spento a 64 anni. Nel 1982 fece l’impresa di segnare tre gol al Brasile e ci accompagnò a vincere la Coppa del mondo al Santiago Bernabeu, in Spagna. C’era anche il presidente Pertini quel giorno, e c’era anche Maradona con la maglia dell’Argentina. E’ bello pensare che oggi in cielo staranno parlando di calcio.
E’ stato anche attaccante di Milan e Juventus, e di quel Lanerossi Vicenza che prima di Pablito non aveva mai assaporato la serie A. Dopo la carriera di calciatore Paolo Rossi ha lavorato a lungo per Mediaset e per la Rai come opinionista. Lascia la moglie, Federica, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.
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Paolo Rossi ci ha lasciati, aveva 64 anni: “ciò che conta è avere sogni”
E’ stata la stessa moglie ad annunciare la morte del campione. Federica Cappelletti ha postato una foto su Instagram che la ritrae felice con Pablito, e la dicitura “per sempre” seguita da un cuoricino. Sembra che il campione avesse un male incurabile che ha tenuto sempre nascosto ma che alla fine se l’è portato via per sempre.
Paolo Rossi era nato a Prato e aveva giocato con le maglie di Juventus, Vicenza, Como, Perugia, Milan, Verona. La partita più importante Paolo Rossi la giocò a Barcellona nella coppa del mondo in Spagna segnando ben tre gol al Brasile, nella partita decisiva per accedere in semifinale.
Solo pochi mesi fa aveva pubblicato la sua biografia, scritta con la moglie. Il suo libro partiva proprio dal racconto dello straordinario rumore dei tacchetti all’uscita degli spogliatoi del Santiago Bernabeu. Una vita, quella di Paolo Rossi, fatta di alti e bassi, di “impennate favolose” e “cadute rovinose”.
“Quello che conta – diceva Paolo Rossi – è avere sogni e fare di tutto per raggiungerli. Come quando io rompevo un paio di scarpette la settimana e mia madre si arrabbiava perché i soldi servivano per pagare le bollette. Ma il mio sogno era di fare il calciatore, di giocare negli stadi importanti di cui mi parlava mio padre”.
Addio campione.