In attesa di riforme su tematiche come sanità, lavoro e istruzione è stato varato un provvedimento che prevede degli aumenti di tasse sulla casa e di conseguenza sui c/c delle famiglie
L’abolizione di una tassa non sempre ha dei risvolti positivi. O meglio se non si hanno le risorse per fronteggiare i mancati introiti della stessa si rischia poi di fare peggio.
Lo scorso anno infatti era stata varata la riforma dei tributi locali, che di fatto aboliva la Tasi, ovvero la Tassa sui Servizi Indivisibili. È stata in vigore fino al 31 dicembre dello scorso anno per poi essere accantonata in maniera definitiva.
Purtroppo però lo sgravio sulle spese delle famiglie italiane non si è per niente alleggerito, anzi paradossalmente è aumentato. Questo perché i Comuni si sono ritrovati a far fronte con un’importante perdita. Il Governo dal canto suo ha deciso di compensare in una maniera non proprio ortodossa.
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Per effetto di ciò è stata aumentata l’IMU in modo tale da permettere ai comuni (che sono liberi di scegliere se rincarare o meno l’imposta) di poter far fronte alla cancellazione della TASI. Questo cambiamento però ha portato ad un esborso maggiore per i contribuenti, così come testimoniato da una ricerca della società Bluenext.
Facendo un raffronto tra l’aliquota IMU del 2019 e del 2020 è stato riscontrato che circa la metà dei comuni del Bel Paese hanno optato per un aumento. Addirittura oltre 4mila Comuni hanno deciso di apportare delle modifiche (ovviamente al rialzo) anche sull’IMU riguardante la prima casa. Solitamente in queste circostanze il pagamento è dovuto solo se è accatastata come abitazione di lusso (in Italia sono circa 75mila gli immobili di questo tipo).