La patrimoniale sta diventando un’ipotesi sempre più in auge, così come il prelievo forzato sui conti correnti dei soggetti con un patrimonio oltre una certa soglia
La possibilità che il Governo decide di introdurre la patrimoniale si fa sempre più concreta. Tra dichiarazioni casuali e rumors e riferimenti non proprio espliciti, la direzione sembra ormai essere questa.
Un ulteriore indizio in tal senso è l’ultimo emendamento per le nuove imposte (proposto nei giorni scorsi da due parlamentari Pd e Leu) che ha allarmato ancor di più i risparmiatori che stanno già pensando a come preservare il loro patrimonio.
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L’Esecutivo sta dimostrando un grande interesse sulla questione, soprattutto da quest’anno che ha dovuto elargire risorse a destra e manca per aiutare il popolo a sopperire all’imprevista pandemia.
Il fabbisogno dello Stato rispetto al medesimo periodo del 2019 è aumentato di 105 miliardi, il che rende la sempre più probabile il prelievo sui conti correnti dei risparmiatori “più ricchi” del Bel Paese.
Nella fattispecie l’emendamento (che ha scatenato accesi dibattiti in aula), prevede aliquote progressive per i patrimoni (sia economici che inerenti i beni immobili) dai 500mila euro in su. Il prelievo fino al milione di euro sarebbe dello 0,2%, da 1 a 5 milioni dello 0,5%, da 5 a 50 milioni dell’1% e del 2% per tutti i patrimonio ancor più cospicui.
Al contempo però a fronte di queste tassazioni forzate la proposta prevede l’abolizione dell’IMU e dell’imposta di bollo sui conti correnti. A quanto pare però sembra proprio che almeno per il momento ci sia stato un parere piuttosto negativo da parte dell’opposizione.
Anche il Ministro deli Esteri ha preso le distanze, ribadendo che si tratta di un’iniziativa di alcuni parlamentari. Nei grandi centri infatti sono molte le persone che raggiungono una ricchezza di almeno 500mila euro in virtù di proprietà immobiliari conseguite negli anni con diversi sacrifici.
Bisogna però considerare anche il gettito che questa avrebbe potuto avere nelle case dello Stato con entrante per circa 18 miliardi di euro all’anno. Un gettito che secondo l’Istituto Bruno Leoni non sarebbe poi troppo più alto di quello che viene incassato attualmente con l’IMU sulle seconde case.
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