Tutto quel che c’è da sapere sulla patrimoniale, imposta che colpisce il patrimonio mobile e immobile di alcune categorie di cittadini
Tra gli argomenti più in auge in sede di dibattiti politici c’è ormai da qualche settimana la tanto temuta patrimoniale, che già sta terrorizzando diversi risparmiatori italiani.
Si tratta di un’imposta che nella storia del Bel Paese si è riproposta ciclicamente dopo momenti di grande difficoltà economica, come ad esempio le guerre. Stavolta la questione è tornata all’ordine del giorno per effetto della pandemia, che di fatto ha lasciato lo Stato in una situazione di profondo rosso.
Ma dovendo spiegare in parole povere, di cosa si tratta esattamente? È un’imposta che colpisce il patrimonio sia mobile che mobile. Dunque, denaro, azioni, abitazioni, obbligazioni e valori preziosi. Riguarda sia le persone fisiche che giuridiche. Le percentuali ovviamente differiscono a secondo del patrimonio posseduto.
Può essere periodica o straordinaria in base alla cadenza con cui viene corrisposta. Non deve essere confusa con una tassa visto che non riguarda una prestazione ricevuta dall’individuo che la versa, bensì servizi dispensati nel tempo alla collettività da parte dello Stato o di Enti pubblici.
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Patrimoniale: perché se ne parla in questo periodo
La possibile reintroduzione della patrimoniale è diventata un focus nelle ultime settimane visto che il Governo ha bisogno di introiti urgentemente. La proposta fatta da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd) tramite un emendamento sulla disposizione delle nuove imposte non è stata però accolta con favore dal Governo, che ha stoppato l’iniziativa sul nascere.
Dunque almeno per il momento, niente prelievi forzati sui grandi patrimonio e nessuna abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti corrente. Se ne riparlerà probabilmente nel 2021. L’emendamento infatti è stato riammesso all’esame dopo il ricorso dei firmatari. Il compito però si preannuncia difficile. Oltre all’opposizione, anche in maggioranza ci sono diverse perplessità, in particolar modo tra il M5S.
Storia dell’imposta in Italia
Andando a ritroso è possibile identificare diversi momenti in cui i Governi dello Stivale si sono serviti del suddetto strumento. La prima volta nel 1919 sotto la guida di Nitti per far fronte ai debiti di Stato contratti durante la Prima Guerra Mondiale.
Medesime le motivazioni che hanno portato a farlo anche nel 1936 (Guerra di Etiopia) e nel 1940 (Seconda Guerra Mondiale). L’imposta introdotta nel 1947 dopo il termine del secondo conflitto globale è durata addirittura fino agli anni ’70.
L’ultima, che in molti ancora ricordano bene, è stata quella del 1992 disposta dal Governo Amato per sopperire al crack finanziario. Nella circostanza si sono registrati prelievi straordinari del 6 per mille sui conti correnti. Da annoverare anche estensione dell’Ici-Imu sull’abitazione principale e l’imposta di successione introdotte entrambe dal Governo Monti nel 2012.
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