La notizia della perdita economica della Banca d’Inghilterra è stata pubblicata dal New York Times. Il punto dell’incresciosa situazione britannica
La Banca d’Inghilterra sta vivendo un periodo di grave crisi. Uno scompenso dovuto alla perdita di ben 50 miliardi di sterline britanniche. A fare luce sulla situazione ci ha pensato il New York Times a seguito di un’indagine dell’Ufficio dei revisori dei conti pubblici (Nao) della Camera dei comuni.
Tra le cause ci sono i tassi d’interesse bassissimi che già circolano ormai da anni nel Regno Unito, ridotti ulteriormente con l’avvento del covid-19, che di fatto ha comportato un aumento del risparmio di liquidità sui conti correnti praticamente privi d’interesse.
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In generale la liquidità mancante dalle casse delle banche inglesi potrebbe non essere stata usata nelle comuni transazioni, spesa all’estero, tenuta in abitazioni private o peggio ancora utilizzata nella cosiddetta economia sommersa (come traffico di stupefacenti o migranti). I paesi in cui circola più contante sono solitamente quelli dove questo genere di affari sono più in auge.
Dunque la possibilità più concreta al momento rimane quella del collegamento con le attività illecite della criminalità organizzata. Nel caso ci sarebbero delle ripercussioni sui provvedimenti presi in sede di politiche del risparmio pubblico. Secondo il Nao la Banca d’Inghilterra dovrebbe sforzarsi maggiormente per rintracciare i contanti di cui in apparenza si sono perse le tracce.
Per effetto di ciò, un portavoce della Banca Centrale d’Inghilterra ha fatto sapere di aver preso coscienza rispetto a quanto dichiarato dalla Nao. Inoltre ha affermato che tra i loro compiti c’è quello di soddisfare la domanda di contante e di continuare ad rispettare i suoi compiti così come hanno sempre fatto.
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