Tra accordi concordati, scatti di carriera e aumenti automatici sono diverse le possibilità che possono comportare ad un aumento di stipendio
Il salario di un lavoratore è determinato da tutta una serie di fattori. In generale però l’articolo 36 della Costituzione prevede che il dipendente sia remunerato dal proprio datore in base all’attività svolta.
Lo stipendio deve essere congruo alla quantità e alla qualità del lavoro prestato in modo tale da garantire all’individuo un’esistenza dignitosa. Per tutto il resto ci si attiene a quanto stabilito dai contratti collettivi che indicano anche delle disposizioni inerenti ai compensi.
Il datore e il dipendente possono però pattuire anche qualcosa di diverso sotto questo punto di vista, come ad esempio una maggiorazione del mensile che prende il nome di superminimo (che può essere anche rifiutata dal dipendente). Nel dettaglio, ecco i casi in cui è possibile ottenere un aumento di stipendio.
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Aumento di stipendio, ecco le varie casistiche in cui il lavoratore può beneficiarne
La prima ipotesi (quella più logica), è quella degli scatti o degli aumenti automatici. I contratti lavorativi prevedono infatti una serie di innalzamento del proprio ruolo dovuto all’anzianità. Questo avviene in base a dei parametri prestabiliti e non c’è bisogno di nessuna rivisitazione dell’accordo.
In altri casi invece possono essere frutto di trattative tra datori e sindacati. Una situazione che riguarda più dipendenti e che prevede delle modifiche dell’accordo collettivo. Qualora si trovi un accordo, l’aumento poi avverrebbe senza nessun tipo di avviso visto che non è previsto il benestare del lavoratore.
Esiste poi la tanto sospirata promozione, che prevede oltre ad un ingaggio più lauto anche una modifica delle mansioni e delle responsabilità. Si tratta comunque di un accordo tra le parti (così come regolato dall’articolo 2103 del codice civile) che può anche essere previsto nel contratto originale.
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