Allarme della Coldiretti circa l’ipotesi, sempre più concreta, di chiusura di bar e ristoranti il 25 ed il 26 dicembre da parte del Governo: a risentirne anche la filiera agroalimentare.
Sembra ormai quasi certo che il Governo, nel famoso Dpcm Natale, inserirà anche la postilla di una chiusura senza sé e senza me di ristoranti e bar nel giorno del Natale e di Santo Stefano. Su questa decisione non si è fatta attendere la replica di Coldiretti che snocciola una serie di numeri e di cifre da far tremare i polsi.
Il taglio delle spese di fine anno a tavola rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020. Questo quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Ismea.
Nonostante i cambi di colore in Italia – sottolinea la Coldiretti – restano chiusi 2 bar, i ristoranti, le pizzerie e agriturismi su 3 per un totale di oltre 215mila locali situati nelle regioni rosse e arancioni dove è proibita qualsiasi attività al tavolo, con un drammatico impatto su economia ed occupazione.
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Ristoranti chiusi a Natale, Coldiretti:”Sofferenza per tutta la filiera”
“Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – argomenta la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – sostiene la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione”.
Coldiretti spiega anche nelle zone a massima restrizione anti Covid le attività di ristorazione sono sospese completamente ed anche nei circa 19mila agriturismi presenti in quelle zone che, sottolinea Coldiretti “spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.
“Non è un caso che appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrate dall’ Inail in Italia riguarda l’agricoltura dove – conclude la Coldiretti – peraltro i mesi estivi e autunnali sono i più attivi con la raccolta di frutta, ortaggi, olio e la vendemmia”.
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