Il Consiglio nazionale dei commercialisti critica la nota dell’Agenzia delle Entrate che ha rigettato la richiesta di sospendere o differire i termini di adempimenti tributari a causa della quarantena di chi svolge il ruolo di intermediario fiscale in assenza di una misura ad hoc.
“Una situazione che denunciamo da tempo. Ora bisogna attivarsi tutti perché le proposte presentate in Parlamento per risolvere questo annoso problema vengano al più presto approvate”, a scriverlo in una informativa inviata agli Ordini territoriali della sua categoria è il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani.
Il ‘casus belli‘ è la nota della Divisione Contribuenti dell’Agenzia delle Entrate nella quale si fa riferimento al caso della quarantena di un lavoratore autonomo che svolga l’attività di intermediario fiscale e per cui non si è ritenuto possibile sospendere o differire i termini degli adempimenti tributari in assenza di una specifica norma in tal senso.
“Proprio partendo dalla constatazione dell’assenza di una norma specifica in materia – scrive Miani – il Consiglio Nazionale ha chiesto lo scorso 12 novembre alla collega senatrice Donatella Conzatti e al senatore Eugenio Comincini di promuovere un emendamento al D.L. Ristori, attualmente in discussione presso le Commissioni riunite Finanze e Bilancio di Camera e Senato, che prevede la sospensione per 30 giorni dei termini per gli adempimenti tributari, previdenziali e assistenziali, nonché per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili, penali, amministrativi, contabili e tributari, che scadono nei trenta giorni successivi all’inizio di una malattia conclamata da Covid 19 o di una quarantena fiduciaria o di un isolamento obbligatorio, naturalmente sia per quanto riguardante il professionista sia per quanto di interesse dei sui clienti”.
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Commercialisti in quarantena da Covid :”Tutelare la nostra professione”
I commercialisti chiedono dunque per fornire nell’immediato tutele ai professionisti nell’emergenza pandemica, ma ricordano anche che in un’audizione parlamentare dello scorso 6 novembre la categoria aveva già chiesto “una proposta seria e di riforma strutturale volta a valorizzare, ai fini dell’ottenimento di differimenti automatici dei termini in scadenza per la presentazione delle dichiarazioni fiscali, il diritto dei professionisti a sospendere l’attività lavorativa per situazioni di grave malattia, senza che da ciò possa discendere danno per i contribuenti che assistono, né per i professionisti medesimi, in termini di perdita della clientela per temporanea impossibilità di provvedere agli adempimenti di trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali”.
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