Con Opzione Donna le lavoratrici donne potevano andare in pensione prima del tempo in cambio di una piccola riduzione dell’assegno contributivo, anche oggi è così?
L’opzione donna è una delle possibilità di pensionamento anticipato per tutte le donne che hanno maturato almeno 35 anni di anzianità contributiva e il requisito anagrafico di 57 anni se lavoratrici dipendenti e 58 anni se lavoratrici autonome.
Questa opzione consente alle donne di uscire dal mercato del lavoro con 5 anni di anticipo. Tutto questo sembrerebbe molto vantaggioso per una donna ma dov’è la beffa?
La beffa sta nel calcolo basato sul sistema contributivo: ciò comporta il rischio di vedersi erogato un assegno previdenziale con un importo “tagliato” di oltre il 25%, con la conseguenza per molte donne di vedersi accreditare un assegno mensile di importo inferiore agli 800 euro mensili.
Il Consiglio dei Ministri, con la manovra di bilancio 2021 ha prorogato Opzione donna anticipata insieme all’Ape Social. Ma cosa cambia rispetto a prima?
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Se da un lato la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni esulta per la proroga al 2021 di Opzione Donna, l’Ammininistratrice del Comitato Opzione Donna Social, Orietta Armiliato, considera la proroga annuale insufficiente.
Le parole dell’Amministratice sono state ” Sono proposte che il Parlamento dovrà discutere e votare. Pare che l’intenzione sia quella di prorogare l’istituto per un ulteriore anno ma una proposta non è legge, é semplicemente un consiglio. un’offerta“, continua poi “Basta con lo stillicidio del ‘di anno in anno’. Le analisi tecnico-economiche hanno certificato la sostenibilità dell’Opzione Donna, quindi la si renda accessibile al 2023 affinché si possa pianificare il proprio futuro con la dovuta serenità”.
Questo dipende da vari fattori: età della lavoratrice, retribuzione, tipo di carriera, anzianità contributiva maturata al momento di accedere all’opzione.
Ad esempio, una lavoratrice che ha versato molti contributi ha una perdita economica minore legata alla riduzione dell’assegno rispetto a chi ha maturato i propri contributi al 31 dicembre 1995.
Come detto in precedenza, se una donna si avvalesse di questo strumento correrà il rischio di vedersi erogato un assegno previdenziale con un importo “tagliato” di oltre il 25%, con la conseguenza per molte donne di vedersi accreditare un assegno mensile di importo inferiore agli 800 euro mensili.
Nel 2020, possono richiedere la pensione anticipata con questa opzione le lavoratrici con 58 anni, 59 per le autonome, e con 35 anni di contributi versati al 31 dicembre 2019; nel 2021, possono aderire ad Opzione Donna le lavoratrici nate entro il 31 dicembre 1962, per le dipendenti, e 31 dicembre 1961 per le autonome con 35 anni di contribuzioni entro il 31 dicembre 2020.
Non cambiano le modalità di presentazione della domanda:
1. online collegandosi al sito dell’INPS attraverso il servizio dedicato;
2. tramite enti di patronato e intermediari abilitati;
3. Contact center al numero 803 164 oppure 06 164 164 da rete mobile.
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