A cosa serve la fattura elettronica quando poi le Agenzie delle Entrate chiedono ai contribuenti l’esibizione delle stesse sotto forma cartacea? Una rivoluzione, a quanto pare, rimasta tale solo in via teorica. Molte sono sui social network le lamentele da parte di contribuenti e consulenti. Un effetto boomerang dalla portata ancora ignota, come spesso accade nel settore fiscale italiano.
La richiesta del materiale cartaceo avviene soprattutto quando le Agenzie delle Entrate chiedono dopo la presentazione della dichiarazione annuale dell’IVA 2019 e che riguarda l’istanza per ottenere il rimborso del credito d’imposta.
Per poter dare seguito alla suddetta istanza, gli uffici territoriali chiedono la produzione, in formato cartaceo, sia delle fatture d’acquisto che di vendita riferite all’anno 2019 e con un’imposta del 5% dell’importo richiesto. Non solo i rimborsi IVA: le Agenzie delle Entrate hanno chiesto ai contribuenti il formato cartaceo dei modelli IVA TR per il rimborso dei crediti trimestrali. Quindi, a cosa è servito obbligare i commercianti ad utilizzare la fattura elettronica? A nulla, a quanto pare.
Questa affermazione è rafforzata dalle recenti dichiarazioni rilasciate dall’amministrazione finanziaria, che di fatto ha precisato che la fattura elettronica deve essere anche in formato cartaceo in caso di controlli o verifiche fiscali. Il motivo? L’impossibilità da parte degli organi di verifica di estrapolare le stesse dal Sistema di Interscambio.
Riassumendo il concetto esposto, l’amministrazione finanziaria che raccoglie i formati xml delle fatture elettroniche, le memorizza e le custodisce, in pratica impedisce ai propri funzionari o alle Fiamme Gialle di poterle visionare, costringendo quindi i contribuenti ad esibire il formato cartaceo quando viene richiesto. A questo punto, non sarebbe meglio levare l’onere della fatturazione elettronica obbligatoria a contribuenti e consulenti e ripristinare la facoltà di poterle rilasciare in formato cartaceo?