“Adesso le banche hanno il nulla osta per chiudere unilateralmente i conti correnti”. Ad affermarlo è stato Mattia Villarosa, sottosegretario del Ministero dell’Economia.
Villarosa ha spiegato quando una banca più chiudere un conto senza comunicare nulla all’intestatario: “Quando è oggetto di indagine da parte della Guardia di Finanza o della magistratura in merito a reati finanziari e il livello di rischio di credito è troppo limitato. Naturalmente, prima di farlo è chiamata a produrre il cosiddetto ‘habeas corpus’, ossia dimostrare che ci sia la presenza di movimenti sospetti”.
La modalità sopra descritta non è l’unica a dare la facoltà ad una banca di chiudere un conto corrente. La stessa cosa avviene quando, per coprire ordini di pagamento ricevuti, non sono presenti le somme necessarie. Però, spesso le banche tendono a far maturare gli interessi passivi sulle somme dovute, facendo cadere le sul conto le varie spese e commissioni.
Andando a leggere la specifica normativa, l’articolo 1845 del c.c che riguarda il recesso da un contratto, la banca è tenuta a mantenerlo in essere fino alla scadenza del contratto, a meno che non vi sia un giusta causa. Una volta avvenuto il recesso, l’istituto di credito è obbligato a concedere almeno quindici giorni al correntista per la restituzione delle somme usate.
Nell’articolo viene spiegato anche che, nel caso in cui l’apertura del credito è a tempo indeterminato, una o entrambe le parti possono recedere dal contratto previo avviso stabilito dal medesimo o, in assenza, entro quindici giorni.
Poi subentra il Codice del consumo, le cui disposizioni stabiliscono che, in caso di contratto a tempo indeterminato, la banca può recedere dallo stesso in presenza di valido e giustificato motivo, senza dare preavviso, comunicando naturalmente la decisione al correntista.