La continua spirale di negatività in cui riversano i tassi di interesse in Europa può veramente mettere a rischio la stabilità dei maggiori istituti bancari europei? Il rischio di fallimento è davvero così concreto? Stando ad alcuni esperti, l’ulteriore taglio dei tassi avvenuto la scorsa settimana è un’ombra pericolosa all’orizzonte.
Giusto una settimana fa, la Banca Centrale Europea ha ridotto il tasso di deposito principale di 10 punti base, portandolo al minino storico di -0,5%. Non c’è dubbio che tale manovra mette ancora di più a rischio la redditività del settore bancario, considerando che sono ormai anni che le banche lottano in un contesto di tassi di interesse costantemente bassi.
A risentirne maggiormente è stato il margine di guadagno, soprattutto dal 2014 in poi, quando i tassi di interesse sono diventati negativi. L’unica strada da percorrere è quello di rivedere il modello di business, onde evitare ondate di fallimenti da qui fino ai prossimi 10 anni.
Abbassare ulteriormente il tasso di interesse sui depositi che le banche europee lasciano nella banca centrale significa aumentare l’importo addebitato sull’eccesso di denaro detenuto. Per alleviare la pressione dei margini, la BCE ha intenzione di creare un sistema di tassi a due livelli che esenti una parte dei depositi bancari da tali oneri.
Mario Draghi, presidente uscente della BCE, ha dichiarato: “In base a tale accordo, parte delle disponibilità di liquidità in eccesso sarà esentata dal tasso di deposito negativo”. Una manovra vista da alcuni economisti come “non risolutiva”. Grandi istituzioni finanziarie come la Deutsche Bank rischiano di entrare in plausibile scenario di recessione. Il fallimento? Remoto ma possibilista.