Buone notizie dal mondo “Fisco”: nel 2019, la pressione fiscale sulle Pmi è in calo sotto il 60%, precisamente al 59,7% (-1,5 rispetto al 2018). Un tale evento positivo non accadeva ormai dal lontano 2011.
A dirlo è l’Osservatorio della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (CNA) tramite il rapporto annuale che analizza il livello di tassazione delle Pmi, il quale calcola il Total tax rate (Ttr) e il Tax free day (Tfd) delle piccole imprese residenti in 141 comuni italiani. Il Ttr indica i giorni lavorativi che l’azienda utilizza per pagare le tasse, mentre il Tfd i giorni lavorativi che l’azienda utilizza per produrre dei profitti.
Un alleggerimento reso possibile dall’innalzamento dell’aliquota per la deducibilità dell’Imu, la quale ha coinvolto immobili come capannoni e laboratori. Anche se il Cna definisce “positivo” questo dato, l’inversione di tendenza è ancora lontana. Attualmente, la pressione fiscale sulle Pmi è ancora troppo alta e si attesta intorno al 42-43%.
Ciò che ancora manca è l’omogeneità a livello territoriale. Il comune più virtuoso del 2019 è Bolzano, che presenta un Ttr del 53% e una riduzione dell’aliquota fiscale media dello 0,8%. A seguire Gorizia (53,1% e -0,7%), Udine (53,7% e -0,8%), Trento (54,1% e -0,9%), Belluno e Cuneo (54,5% e per entrambe -0,5%), Sondrio (54,8%), Trieste (54,9%), Carbonia (55%) e Pordenone (55,3%).
Invece, partendo dal basso, fanalino di coda è il comune di Reggio Calabria, con il 69,8% del Ttr a gravare sulle Pmi, anche se, rispetto al 2018, si è verificata una diminuzione del 3,6%. Sopra la città calabrese ci sono Bologna (68,7% e -3,5%) e Roma (67% e -2,5%).