Vietare le transazioni in contanti superiori ad una certa cifra per combattere la cosiddetta “economia sommersa”? Ultimamente se ne parla con più insistenza, anche se il vero motivo è un altro: maggiore controllo sul proprio comportamento durante periodi di recessione, a detta di alcuni eminenti economisti.
Non è una teoria buttata lì a caso, ma si basa su documenti e dichiarazioni pubbliche del Fondo Monetario Internazionale (FMI), organismo internazionale responsabile della stabilità finanziaria. In un recente blog dell’FMI dal titolo “Incassare: come far funzionare i tassi di interesse negativi”, viene spiegato che i depositanti, invece di ricevere denaro sui depositi, devono pagare regolarmente per mantenere i loro soldi in banca.
Sempre nel blog viene affermato che, per combattere la crisi finanziaria di un decennio fa, le banche centrali furono costrette a ridurre i tassi di interesse che, a tutt’oggi, restano ancora bassi nella maggior parte dei Paesi. Mentre l’economia globale si sta lentamente riprendendo, future flessioni appaiono inevitabili.
La storia delle passate recessioni hanno visto i tassi d’interesse ufficiali calare dai 3 ai 6 punti percentuali. Se un’altra crisi dovesse verificarsi, sarebbero pochi i Paesi ad aver margini di manovra sufficienti per rispondere alla politica monetaria. Quindi, come rendere i tassi d’interesse estremamente negativi un’opzione fattibile? Secondo il FMI, eliminare gradualmente i contanti.
Il denaro contante rende impossibile tagliare i tassi d’interesse in territorio negativo. La liquidità funge da soglia poiché le persone la detengono quando i tassi sono pari a zero. Poi, nessuno di loro pagherebbe le banche per farsi trattenere i propri depositi. L’alternativa, seppure rischiosa, sarebbe quella di accumulare liquidità oppure investire in materi prime come l’oro.
Un mondo senza soldi contanti sarebbe la soluzione giusta, secondo il FMI. I depositanti dovrebbero pagare il tasso di interesse negativo per mantenere i loro soldi con la banca, rendendo i consumi e gli investimenti più interessanti. In questo modo, i prestiti aumenterebbero, così come la domanda, e l’economia verrebbe stimolata. In altre parole, le banche centrali otterrebbero un maggiore controllo per influenzare il comportamento e i risultati economici.