Così come accaduto negli ultimi 35 anni, dal 22 al 24 agosto presso Jackson Hole (Wyoming) si riuniranno tutti i banchieri centrali del mondo. Argomento principale: il futuro dell’economia mondiale. Fed, Bce, Boe e Boj metteranno sul piatto tutte le strategie più interessanti per combattere il rallentamento economico globale. I segnali di crisi sono evidenti: possibile recessione mondiale, PIL tedesco in forte contrazione, inversione negli Stati Uniti della curva dei rendimenti.
Mario Draghi lascerà la guida della BCE a fine ottobre. Prenderà il suo posto la francese Christine Lagarde. Intanto, qualche giorno fa Olli Rehn, presidente della Banca di Finlandia e membro del consiglio direttivo della BCE, si è lasciato andare affermando che la Banca centrale varerà un piano di stimoli molto più sostanzioso di quanto si aspettano i mercati. Due tra tutti è un nuovo taglio dei tassi di interesse e l’avvio di un nuovo Quantitative Easing dall’ammontare di 50 miliardi di euro circa.
Jerome Powell, presidente della Fed (Federal Reserve) ha tagliato i tassi di interesse, che ora sono tra il 2% e 2,25%. Ma cosa farà nei prossimi mesi? Nonostante l’ambiguità di alcune sue affermazioni, sembra molto probabile che, entro la fine dell’anno, ci saranno altri due tagli degli interessi. Ma quello che servirebbe all’economia degli Stati Uniti sarebbe il “cessato il fuoco” alla Cina. La guerra commerciale sta mietendo più vittime di quanto ci si aspettasse.
Nel Regno Unito, le stime fatte dalla Bank of England parlano di tassi che restano bloccati allo 0,75%, di una crescita del PIL dell’1,3% nel 2019 e nel 2020 e di un costo del denaro rimasto sostanzialmente invariato. Naturalmente, tutto è dipende dalla tipologia di Brexit: se sarà senza accordo, la Banca inglese dovrà necessariamente ampliare il Quantitative Easing per sostenere l’economia interna.
Infine, la Banca del Giappone continua sulla strada della politica monetaria accomodante. I tassi di interesse restano invariati, nonostante l’inflazione sia abbastanza debole e le tensioni commerciali con gli Stati Uniti in essere.