Se, negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione è il più basso degli ultimi 50 anni, in Europa la situazione è totalmente inversa. Le percentuali parlano chiaro: in Grecia, il tasso di disoccupazione è al 18%, in Spagna al 13,9%, in Italia al 10,7% e in Francia all’8,8%.
Inoltre, le aziende europee perdono continuamente terreno rispetto alle loro controparti americane e cinese. Ciò è dovuto ad una crescita interna che reprime gli stimoli su innovazione e investimento. Ecco perché la BCE (Banca Centrale Europea) vuole espandere il suo programma di allentamento quantitativo, atto a migliorare la prospettive di crescita.
Però, nonostante i tassi di indebitamento prossimi allo zero, l’economia nell’Eurozona non è migliorata a causa di alcuni fattori critici. I tassi di interesse troppo bassi hanno causato danni al sistema bancario, assicurativo e pensionistico; contemporaneamente, questa politica economica ha punito oltremodo le banche europee, comprimendo i margini di interesse netti e ostacolando i moltiplicatori economici.
Poi, la stessa politica della BCE sul Solvency II è stata troppo lenta, considerando che la direttiva UE è stata emanata dieci anni fa col tentativo di armonizzare la regolamentazione assicurativa. Infine, mentre tassi bassi e acquisto di obbligazioni da parte della banca centrale sono una sfida, forniscono anche la liquidità necessaria. Tuttavia, il programma di riduzione del bilancio da parte della Federal Reserve ha ridotto la liquidità globale, mentre la BCE non ha fatto nulla per sostenerla.
Alla luce di tutti questi fattori, come farà la BCE ad influenzare positivamente il settore privato e migliorare la prospettive di crescita europea?
Una soluzione potrebbe essere quella di stimolare la domanda di capitale, evitando di ridurre ulteriormente il costo del debito. Quindi, la BCE dovrebbe prendere in considerazione l’espansione del QE per includere investimenti azionari e ridurre il costo del capitale proprio per le imprese europee. Ciò potrebbe restringere il divario elevato tra il costo del capitale e il tasso di crescita economica. La riduzione del costo dell’equità stimolerebbe la crescita attraverso canali organici di investimento, compresi ricerca e sviluppo, che possono fornire vantaggi economici durevoli.