Siccome possedere un’automobile significa possedere un bene di lusso, nel momento dell’acquisto di una nuova scattano immediatamente i controlli fiscali. L’Agenzia delle Entrate non considera soltanto il prezzo di acquisto del veicolo, ma anche le successive spese per mantenerlo: assicurazione, bollo, benzina, revisione, ecc. Ciò spiega il motivo per cui spesso l’ufficio delle imposte effettua una verifica.
Solitamente, viene inviato al nuovo proprietario dell’auto un questionario con cui l’Agenzia delle Entrate gli chiede un chiarimento sulla sua posizione. Una volta recatosi presso l’ufficio delle imposte più vicino, il contribuente è tenuto a presentare tutta la documentazione necessaria, pena l’impossibilità di utilizzarla in una eventuale causa.
L’acquisto di un auto non equivale a nascondere i soldi sotto un materasso: non si può occultare, ed il Fisco viene subito a conoscenza della tipologia di auto acquistata tramite l’Anagrafe Tributaria, in cui sono elencati tutti i beni di cui il cittadino è proprietario. Infatti, nel momento dell’acquisto di un nuovo veicolo, il Pra (Pubblico Registro Automobilistico) viene aggiornato e, di conseguenza, anche l’Anagrafe Tributaria.
Ecco allora intervenire il redditometro, che mette a confronto il reddito dichiarato dal contribuente e le spese sostenute nello stesso anno. Se la compatibilità supera il 20%, parte l’indagine del Fisco.
In poche parole, acquistare un’auto, il cui prezzo è incompatibile con il reddito dichiarato, la spia rossa dell’Agenzia delle Entrate si accende. Prima dell’accertamento, la stessa chiede al contribuente di giustificare una tale spesa, indicando dove, come e quando ha reperito quei soldi in più per acquistare una macchina costosa. Se le giustificazioni non soddisfano il Fisco, l’accertamento fiscale è la logica conseguenza.