Sono passati quattro anni da quando le banche Marche, Etruria, CariChieti e CariFerrara sono fallite. Qualche giorno fa, la Banca d’Italia ha inviato a tutti gli istituti di credito una lettera in cui si viene chiesto, entro il 28 giugno, il versamento di 310 milioni di euro come contributo extra al Fondo di risoluzione. L’anno di riferimento è il 2017, contabilizzato basandosi sugli importi corrisposti per il 2019.
Tutto nasce nel novembre 2015 quando, per salvare le quattro banche, il Fondo dovette sborsare circa 3,7 miliardi di euro. Per coprire tale somma, venne utilizzato un prestito da 4 miliardi di euro finanziato da alcune banche italiane. L’anno successivo, per rimborsare soltanto una quota del prestito, il sistema bancario versò 2,4 miliardi di euro come contributi ordinari e straordinari.
Il resto della somma (1,55 miliardi di euro) venne rimborsata nel mese di maggio del 2017 tramite un versamento di 310 milioni di euro e un prestito di 1,24 miliardi di euro con ammortamento di 4 anni. La prima rata venne versato a luglio dello scorso anno, sempre dopo un richiamo formale da parte della Banca d’Italia, la seconda appunto adesso.
Ritornando al discorso delle quattro banche fallite, l’attuale finanziamento del veicolo Rev – bad bank, il quale ha provveduto ad assorbire i crediti deteriorati e che ammonta a 1,6 miliardi di euro a fine 2018, è già scaduto nel mese di maggio corrente anno. Nel merito specifico, il Fondo di risoluzione ha indicato la via: avviare il veicolo tramite rinegoziazione del finanziamento con le banche che all’epoca aveva partecipato, giusto per allineare temporalmente la durata del passivo alla strategia aziendale.