Nell’Unione Europea ammonta a circa 147 miliardi di euro l’ammontare dell’imposta sul valore aggiunto evasa, di cui solo 36 in Italia. Per questo motivo, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza indagheranno su quelle partite Iva coinvolte in questa tipologia di frodi sia a livello europeo che nazionale.
L’obiettivo è quello di creare una lista nera, in cui finiranno coloro che sono a rischio evasione. Il lavoro è già partito con la collaborazione di Eurofisc, network di scambio informativo tra le amministrazioni fiscali dell’Unione.
La raccolta dei dati coinvolgerà tutti i soggetti giuridici legati ad una partita Iva, in modo da verificare quali di loro sono a rischio frode e, di conseguenza, meritevoli di essere inseriti nella lista nera. I controlli verranno effettuati su operazioni commerciali degli anni che vanno dal 2015 al 2018.
Fino ad ora sono stati tracciati 15 profili a rischio, tra cui il “missing trader” (operatore mancante), ossia colui che ha effettuato acquisti all’interno dell’UE fittizi senza aver pagato l’Iva, il “defaulter” (debitore inadempiente), ovvero il soggetto che, nonostante abbia dichiarato l’Iva sugli acquisti all’interno dell’UE, non l’ha poi versata e il “conduit company” (società condotto), la quale ha effettuato operazioni all’interno della comunità europea di acquisto o vendita con clienti in altri paesi membri. Ad accomunare tutte e tre le figure è un modus operandi molto diffuso: far volatilizzare l’Iva tramite il passaggio da società in società.
Grazia all’archivio Vies, condiviso dalla Divisione contribuenti-Settore contrasto illeciti dell’Agenzia e dal Nucleo speciale entrate delle Fiamme gialle, verranno determinati i criteri per determinare i 15 profili a rischio.