Esiste ancora il contratto di governo tanto decantato dall’alleanza Lega-M5S? La Flat tax diventerà il nuovo nodo da sciogliere per un esecutivo minato da incomprensioni interne? Andando a leggere quanto enunciato al paragrafo 11, si parla di sterilizzazione della clausole Iva e di revisione del sistema impositivo dei redditi di imprese e persone fisiche. Inoltre, la riforma fiscale comprende anche l’introduzione di aliquote fisse e di un nuovo sistema di deduzioni atto a garantire la progressività dell’imposta. Le aliquote sulle persone fisiche, per le partite IVA, per le famiglie e per le imprese sono del 15% e 20%. In base al reddito di una famiglia, la deduzione fissa è di 3.000 euro.
Poi, ai numeri subentra la realtà dei fatti. E’ qui che nasce il compromesso tra Lega e Cinque Stelle sulle misure da adottare. L’accordo raggiunto sul primo step parla di un’estensione della Flat tax sui lavoratori autonomi che hanno ricavi non superiori ai 65.000 euro con forfait al 15%. Nel 2020, l’aliquota passa al 20% e fino a 100.000 euro. Cifre alla mano, nel 2019 il costo sarà di 330 milioni di euro, nel 2020 di 1,9 miliardi, per poi attestarsi a 1,4 miliardi.
Adesso è il momento di passare alla fase due. Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture, la spiega in questo modo: “Proporremo due rivoluzioni: Flat tax al 15% per famiglie che hanno redditi fino a 50.000 euro e Ires dovuta dalle imprese che passerà dal 24% al 20%. La nostra valutazione è di circa 20 miliardi, di cui 14 per quella alle famiglie. L’intero nucleo familiare diventerà oggetto dell’imposta. Inoltre, tutte le vecchie detrazioni, deduzioni e bonus diventeranno fisse, con il valore delle deduzioni inversamente proporzionali al reddito. Le famiglie che presentano un reddito superiore a 50.000 euro tutto rimarrà invariato, così come le aliquote Irpef in vigore (23%, 27%, 38%, 41% e 43%). Nel 2020, le famiglie arriveranno a pagare 14,5 miliardi in meno”.