Se Deutsche Bank e Kommerzbank dovessero fra qualche mese convogliare a nozze, si tratterà del secondo colosso bancario europeo, dietro solo a BNP Paribas. I possibili numeri? Depositi da 845 miliardi di euro, assets da 1.900 miliardi, prestiti da 600 milioni, 140.000 circa di dipendenti, 2.500 filiali e quota di mercato del 20% nel settore prestiti in Germania. I colloqui sono ben avviati, benedetti anche da Olaf Scholz, ministro delle Finanze.
Una fusione bancaria non dovrebbe destare scalpore, d’altronde è una semplice operazione di mercato. Ma, in questo caso, le cose sono diverse. A chiederla è lo stesso governo, che detiene il 15% di Kommerzbank e non vuole ritrovarsi tra le mani fra qualche anno una pericolosissima crisi bancaria.
Non è un mistero che la Deutsche Bank è finanziariamente instabile. Le perdite nell’ultimo anno sono state notevoli (409 milioni di euro), la reputazione è scesa ai minimi storici, soprattutto dopo gli scandali che hanno travolto nel corso degli anni il gigante bancario tedesco. Scandali che l’hanno costretta a pagare onerose multe negli Stati Uniti, dove la Deutsche Bank è stata accusata di truffa sulla fissazione dei tassi, di mutui tossici e, peggio ancora, di aver aiutato taluni clienti nel lavaggio di denaro poco pulito.
Preoccupato per le attuali condizioni della banca è il Fondo Monetario Internazionale. La Deutsche Bank, avendo stretti rapporti con le altre grandi banche mondiali, rischia, a causa dell’enorme catasta di titoli derivati, di minare la stabilità finanziaria globale.
Ecco perché il governo tedesco spinge affinché questa unione avvenga, preferibilmente prima delle elezioni europee. La cancelliera Angel Merkel, promotrice principale dell’operazione, teme che l’aria politica in Europa cambi e quindi non ci siano più le condizioni favorevoli alla fusione. Naturalmente, tutto fatto dietro le quinte e nell’assoluto silenzio poiché l’unione tra i due istituti di credito causerebbe la perdita di 30.000 posti di lavoro. Considerando l’attuale situazione economica in Germania, e con i sindacati dei Verdi che si sono già opposti, non è certamente la campagna politica ideale per le prossime elezioni europee.