La legge di Bilancio approvata, senza non poche difficoltà, dal governo a fine 2018 nasconde dentro delle insidie di non poco conto. Tra queste, lo spettro di un aumento della pressione fiscale. Secondo il CGIA di Mestre, le già esigue tasche degli italiani potrebbero essere ulteriormente assottigliate dal possibile aumento delle tasse locali. Questo perché, con la rimozione del blocco delle aliquote prevista della manovra finanziaria 2019, molti sindaci in molte città italiane potrebbero nuovamente innalzarle.
Le prime stime fatte dal CGIA parlano chiaro: l’81% degli 8.000 Comuni sul territorio italiano potrebbe aumentare l’Imu sulle seconde case, mentre l’85% potrebbe innalzare l’addizionale Irpef. A rischio aumento anche la deducibilità Imu sui capannoni, sempre non oltre la soglia pagata dagli imprenditori nel 2018.
Sempre secondo i dati risultanti dal lavoro della CGIA, tra il 2010 e il 2017 le varie manovre finanziarie susseguitesi hanno causato alle Autonomie locali minori risorse disponibili. La cifra in difetto ammonta a circa 22 miliardi di euro. Naturalmente, le casse comunali sono state quelle maggiormente colpite, con un ammanco che nel 2018 ha raggiunto gli 8,3 miliardi di euro. Invece, la diminuzione delle entrate per le Regioni a Statuto ordinario sono state di 7,2 miliardi di euro.
Ad essere colpite sono state anche le Provincie: 3,5 miliardi in meno lo scorso anno. Di contro, quelle che non hanno subito nessuna contrazione sono state le Regioni a Statuto speciale. A loro, però, lo Stato italiano ha chiesto un accantonamento pari a 2,9 miliardi di euro. Stando alle cifre evidenziate sopra, non sarebbe una sorpresa se Sindaci e governatori regionali, utilizzando quanto enunciato dalla nuova Legge di Bilancio, rimediassero ai tagli agendo sulla leva fiscale.