Tra poche ore, più precisamente dal 6 marzo, i cittadini potranno presentare la domanda per ottenere il reddito di cittadinanza anche tramite Caf e non più soltanto alle Poste. L’intesa raggiunta tra Inps e centri di assistenza fiscale, supervisionata dal Ministero del Lavoro, ha dunque permesso di ampliare la platea dei soggetti abilitati a fare da intermediari tra colui che richiede il reddito di cittadinanza e l’ente che di fatto eroga i soldi.
I Caf forniranno questo servizio in modo del tutto gratuito, ma dovrebbero ricevere dall’Inps 10 euro, Iva esclusa, per ciascuna pratica inviata; per ogni integrazione alla domanda presentata, invece, verrà loro riconosciuta una somma pari a 5 euro Iva inclusa. Ma a parte i parametri che regolano i rapporti tra Caf e Inps, il cittadino che cosa deve presentare per poter richiedere il sussidio?
Per far richiesta di reddito di cittadinanza a mezzo Caf bisogna essere muniti di un documento di identità valido e del modello Isee aggiornato; per il resto andranno poi compilati degli appositi moduli che sarà l’intermediario stesso a fornire. Chi presenterà la domanda entro e non oltre il 31 marzo 2019, e se in possesso di tutti i requisiti richiesti, riceverà il sussidio da fine aprile. Sarà l’Inps a comunicarglielo, via email o via sms, e dalla comunicazione dell’Inps dovranno trascorrere altri due giorni affinché arrivi anche il messaggio delle Poste che informa il beneficiario della messa in disponibilità della sua card.
Per tutti coloro i quali presenteranno la domanda dal primo aprile in poi, invece, il sussidio partirà da maggio.
Una volta ottenuto il via libera per il reddito di cittadinanza, entro 30 giorni dal riconoscimento da parte dell’Inps, il percettore dovrà presentare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, inviabile anche tramite l’ausilio di un patronato. Sempre entro 30 giorni si riceverà poi la convocazione da parte dei Centri per l’Impiego affinché venga sottoscritto il Patto per il lavoro o, in alcuni casi, da parte dei Comuni per stipulare il Patto di inclusione sociale. Quanti prestano lavoro di cura in famiglia ad una persona disabile o ad un soggetto minore di 3 anni saranno esonerati dall’obbligo di sottoscrivere uno di questi due patti.