Come c’era da aspettarsi, per l’Italia continua a prefigurarsi uno scenario di recessione economica. Ad ammetterlo ora è anche lo stesso governo, che per voce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha fatto sapere: “Ci aspettiamo un’ulteriore contrazione del Pil per quanto riguarda l’ultimo trimestre 2018”.
Tuttavia l’esecutivo è convinto che dopo questi lunghi mesi in cui l’Italia è andata avanti col segno meno, prima o poi arriverà il momento del riscatto: “Crediamo che la ripartenza ci sarà soprattutto nel secondo semestre. Abbiamo un’economia che crescerà: dobbiamo soltanto lavorare insieme e progettare gli strumenti affinché questa economia possa crescere in modo duraturo”.
Intervenendo ad Assolombarda, a Milano, il premier Conte ha poi spiegato che il governo a trazione Lega-Cinque Stelle non è da intendersi come un governo nemico dell’impresa: “Dire che consideriamo le imprese un nemico o un ostacolo è assolutamente sbagliato. Noi puntiamo a rilanciare il settore produttivo: senza imprese dove crediate che andremmo a finire? L’economia italiana è frenata da fattori strutturali – ha spiegato – ed uno di questi è la bassa produttività”.
Tornando alla recessione, Palazzo Chigi ha smentito l’ipotesi che l’arresto della crescita sia imputabile al nuovo governo: “Reddito di cittadinanza e Quota 100 produrranno i loro effetti solamente da aprile, quindi la recessione degli ultimi trimestri 2018 è frutto dei fallimenti del passato”, ha detto Conte.
Ma Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia in quota Pd, ha rispedito al mittente le accuse: “Le dichiarazioni del governo su Pil e crescita sono infami e ignoranti. I dati parlano chiaro e dimostrano che l’andamento negativo è iniziato sotto la guida della nuova maggioranza e causato soprattutto dall’impatto dello spread”.
Molti esperti stanno avallando la tesi di Padoan: oltre a fattori di congiuntura internazionale, la recessione italiana sarebbe imputabile anche alle incertezze che si respirano sul fronte economico. In particolare, le misure che il governo intende attuare potrebbero avere serie ripercussioni sui conti pubblici e sulla tenuta del sistema bancario, tanto da indurre privati e imprese a rimandare gli investimenti in attesa di una situazione più definita. Da qui, appunto, il rallentamento dell’economia nostrana.