La fusione di Banca Carige riceverà l’ufficializzazione entro un mese, o almeno questo si evince dalle ultime indiscrezioni di stampa.
La banca ligure è tornata a riempire le prime pagine dei giornali nazionali verso la fine del 2018, quando l’aumento di capitale si è rivelato un flop ed ha aperto così le porte ad una fase profondamente ballerina. Da quell’evento in poi c’è stato il commissariamento, a cui è seguito a sua volta il declassamento dell’istituto da parte di alcune delle più importanti agenzie di rating.
Stando a quanto scrive Milano Finanza, UBS, che è un advisor finanziario di Banca Carige, starebbe lavorando su un dossier il cui fine ultimo appare sin da ora molto chiaro: portare alla fusione di Banca Carige non oltre la metà di febbraio, cioè entro quel periodo in cui dovrebbe essere reso noto anche il nuovo piano industriale.
Il nodo però è: chi sarà mai così “coraggioso” da accollarsi questa operazione, specie alla luce dei rifiuti già pervenuti da diverse banche italiane? Dopotutto i fatti parlano chiaro: Unipol, BPER, Intesa Sanpaolo e UBI Banca hanno già messo in chiaro di non essere interessate ad una fusione con Carige, evidentemente timorose del fatto che i rischi e le incertezze possano essere ben più numerosi rispetto ai vantaggi.
Alla luce di ciò, sembra che possa essere Unicredit la salvatrice di Banca Carige. L’istituto potrebbe assorbire la banca genovese e chiudere così la questione, anche se le operazioni si concretizzeranno solo nel caso in cui il governo dovesse accettare le condizioni e le richieste avanzate dal numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier. Perché è chiaro che se qualora Unicredit dovesse farsi avanti, delle condizioni finirà per dettarle per forza di cose.