Ci sono molti rischi per i mercati di investimento, tra cui quello maggiore è rappresentato da una politica governativa errata.
Il capitalismo del libero mercato è sotto attacco da parte dell’elitismo politico-sociale-intellettuale che crede profondamente nell’ideologia socialista democratica e ostile a qualsiasi dissenso dalla linea del partito. Questa ideologia è basata sulla convinzione che un mix di elementi economici collettivisti e il capitalismo imposto e rafforzato da un forte governo centrale possano creare una società utopica.
Tutto ciò spiega il perché è stato eletto presidente Donald Trump. Un figura che incarnava l’opposizione intransigente agli eccessi del governo, il quale poco aveva guardato al benessere economico della popolazione.
Sotto la sua guida, in soli due anni gli Stati Uniti hanno ristabilito saldamente le proprie credenziali a livello mondiale come superpotenza economica, pur continuando a rimanere viva la questione legata all’enorme debito pubblico e ad uno degli shut down più drammatici di sempre. Le scelte politiche di Trump riflettono comunque una differenza di mentalità: da un lato qualcuno che appartiene al settore privato ed è addestrato a rischiare i propri soldi per farne altri, dall’altro politici che spendono somme di denaro illimitate senza alcuna responsabilità finanziaria personale.
Alla luce di questo, anche se non quantificabili, i mercati richiedono libertà economica. Un’idea utopica che può esistere solo in assenza della coercizione del governo. A differenza dell’establishment governativo, il quale stabilisce scopi e obiettivi di una nazione, il libero mercato è costituito da milioni di persone che prendono decisioni individuali per ragioni proprie. Sarà davvero Trump a dare vita ad una visione finanziaria enormemente democratica?