Il reddito di cittadinanza sarebbe dovuto andare a milioni di persone e costare la bellezza di 17 miliardi di euro l’anno, e invece il governo di miliardi ne ha stanziati appena 6. Essendosi fortemente ridimensionato il tesoretto a disposizione, il reddito di cittadinanza ne uscirà fuori di gran lunga azzoppato rispetto a quella che era la formulazione presentata in campagna elettorale.
Un altro paletto che è stato introdotto in queste ultime ore, e che va ad aggiungersi agli innumerevoli già esistenti che di fatto ristringono la platea dei beneficiari, riguarda l’obbligo di trasferimento. Nel testo del decreto che disciplina lo strumento, infatti, si legge che quando persistono alcune circostanze, l’interessato è obbligato ad accettare un’offerta di lavoro ritenuta congrua, indipendentemente dalla parte d’Italia da cui questa arriva.
Secondo quanto sta emergendo, i beneficiari del reddito di cittadinanza devono accettare una delle tre offerte di lavoro congrue ricevute dal centro per l’impiego. Pena, l’annullamento del beneficio. Affinché un’offerta di lavoro possa essere considerata congrua occorre verificare che questa sia coerente con le capacità e le esperienze maturate dall’interessato. Inoltre vanno ritenute congrue le offerte di lavoro distanti al massimo 100km dalla residenza del disoccupato. Dopo un certo periodo di astinenza dal lavoro, però, il limite si allarga a 250km, il che significa che il disoccupato a quel punto sarà costretto ad accettare anche un lavoro distante 250km da casa sua.
E se dopo 18 mesi di reddito di cittadinanza il lavoro non dovesse essere ancora arrivato, a quel punto il richiedente avrebbe l’obbligo di accettare una proposta di lavoro proveniente, magari, dall’altra parte del Paese; potrà rifiutarla senza perdere il sostegno al reddito nel solo caso in cui, all’interno del suo nucleo familiare, vi siano dei disabili o dei minori.