Reddito di cittadinanza come Quota 100: importo medio scende a 500 euro

Esattamente come preannunciato, non solo Quota 100, ma anche il reddito di cittadinanza uscirà decisamente “dimagrito” dal progetto di riforma al vaglio del Consiglio dei Ministri. Il fatto è che i conti non tornano, per cui non c’è alcuna possibilità di portare a casa il reddito di cittadinanza nella formula che era stata paventata in campagna elettorale. D’altronde non è un caso se lo stanziamento per questa misura non ammonta più agli originari 17 miliardi, ma a “soli” 9 miliardi di euro. E a dirlo non sono i giornalisti, ma proprio il governo.

Secondo le ultime ricostruzioni e gli ultimi aggiustamenti, frutto anche delle limature richieste da Bruxelles, il reddito di cittadinanza non consisterà nei famosi 780 euro per tutti coloro i quali versano in uno stato di bisogno. Infatti, da questi 780 euro vanno scalati 200 euro nel caso in cui il beneficiario abbia una casa di proprietà, così come bisogna apportare diversi tagli nel caso in cui si percepiscano assegni di accompagnamento, indennità o sostegni di vario tipo dovuti allo stato di indigenza.

Tutti questi distinguo porteranno quindi a un reddito di cittadinanza avente un ammontare medio di 500 euro mensili, e non per chissà quanti italiani, ma per 5 milioni di persone. L’intenzione originaria del Movimento 5 Stelle era invece quella di introdurre un reddito di cittadinanza dalle maglie molto più larghe, usufruibile cioè a molte più persone e avente un importo medio più elevato, ma l’introduzione di vari paletti è stato l’esito dato dall’essersi scontrati con la realtà dei fatti.

Già, perché la realtà dei fatti è che l’Italia non è un Paese che ha conti tanto in ordine da potersi permettere riforme così roboanti, anzi, già anche solo questo reddito di cittadinanza “azzoppato” si sta rivelando rischioso per la tenuta dei conti pubblici: già il solo averlo annunciato ha portato a un repentino innalzamento dello spread, con tutto ciò che ne consegue in termini di maggiore esposizione finanziaria dell’Italia (nonché di maggiori oneri da pagare sul nostro debito pubblico).

Gestione cookie