Lo spread, cioè il differenziale di rendimento fra Btp italiani e Bund tedeschi vola a 320 punti base, tornando ai massimi da marzo 2013. Il rendimento dei nostri titoli di stato decennali è schizzato al 3,63%, livello che non si toccava dal febbraio 2014. E non se la passa bene neppure lo spread dei titoli a cinque anni, ora a 302 punti base, così come quello dei titoli a due anni che vaga attorno ai 207 punti base: anche questi sono ai massimi dalla crisi politica dello scorso post elezioni.
Questo generalizzato clima di sfiducia nei confronti dell’Italia trascina giù anche le principali borse europee: solo Parigi resiste portando a casa un +0,2%, mentre Francoforte, Milano e Londra bruciano rispettivamente lo 0,19%, lo 0,5% e lo 0,21%. La peggiore di tutte è Madrid, che retrocede di un punto percentuale. L’euro, a fronte di tutto ciò, non fa che accusare il colpo mantenendo un cambio ancora piuttosto basso pari a 1,15.
Più passano le ore, più la situazione non fa che peggiorare. Dopo l’inconsueta bocciatura della manovra finanziaria da parte dell’Unione europea e il caso sollevato da Luigi Di Maio circa presunte “manine” che avrebbero alterato il decreto fiscale (fatto poi clamorosamente smentito dagli stessi alleati di governo), lo spread ha continuato a procedere sull’onda del rialzo arrivando a toccare i 340 punti base.
Con la discesa dello spread vanno giù anche banche e aziende italiane, che in queste ore stanno bruciando fior fiore di quattrini. In pratica, la crisi politica ed economica instillata da una legge di Bilancio eccessivamente dispendiosa e molto poco improntata a crescita e investimenti sta facendo disperdere all’Italia diversi miliardi di euro (che avrebbero potuto essere usati per tutt’altri fini, anziché andare a ripagare i maggiori interessi sul debito).