Con il Documento di economia e finanza che è stato trasmesso a Bruxelles e con l’approvazione della manovra finanziaria da parte del governo, sono finalmente emersi i dettagli della tanto chiacchierata Quota 100, cioè di quel sistema che mira a sostituire la riforma Fornero sulle pensioni e ad introdurre una maggiore flessibilità in materia di pensionamento anticipato.
Se questa legge dovesse venire approvata così come è scritta allo stato attuale, gli italiani avranno la possibilità di andare in pensione una volta raggiunta la cosiddetta Quota 100, che si verifica quando la somma dell’età anagrafica e degli anni di contribuzione porta appunto 100. La formula minima sotto la quale non si potrà comunque andare è quella dei 62 anni di età e 38 anni di contributi, per cui la pensione anticipata verrà riconosciuta anche con 63 anni di età e 37 di contribuzione, 64 anni di età e 36 di contribuzione, e così via.
Per accedere a Quota 100 sono state previste quattro “finestre d’uscita” durante l’anno, ossia quattro periodi che daranno vita alla maturazione del diritto alla pensione e all’uscita dal mondo del lavoro.
Se tutto va come dovrebbe andare, Quota 100 darà la possibilità ai lavoratori di anticipare la pensione per circa 5 anni rispetto a quanto sarebbe stato previsto dalla legge Fornero, e allo stato attuale non sembrano neppure esserci penalizzazioni per quanti decideranno di avvalersi di questo strumento. Non è un caso infatti se questa riforma, essendo senza dubbio appetibile, costi parecchio: per il solo 2019 sono necessari 6,7 miliardi di euro, per un totale, su scala triennale, pari a 20 miliardi di euro di risorse che sembra verranno finanziate praticamente tutte con un innalzamento del deficit.
Il problema di questa legge, e del motivo stesso per cui la riforma Fornero, pur essendo antipatica, si era resa necessaria, è che compromette un po’ troppo i già fragili conti pubblici. Resta soltanto da vedere se prima che diventi legge non verrà apportata qualche modifica.