Come prevedibile, ora che bisogna lavorare sulla Legge di Bilancio, Lega e Movimento 5 Stelle stanno iniziando a mostrare le loro differenze e a scoperchiare annessi attriti. Fonti interne al governo affermano che ci sarebbero forti divergenze tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, anche se tali divergenze non sono neanche tanto un segreto se si considera il fatto che ne parlano praticamente tutti i giornali.
A dimostrazione del fatto che qualcosa nel governo non va, c’è stata un’uscita del sottosegretario Massimo Bitonci, che a Cernobbio ha detto: “Se abbiamo dieci miliardi di euro a disposizione, cinque vanno impegnati per i nostri provvedimenti, e gli altri cinque per i provvedimenti cari al Movimento 5 Stelle”. Una frase, questa, che dimostra come all’interno della maggioranza si sia quasi costretti a ricorrere a queste spartizioni matematiche pur di mettere tutti quanti d’accordo.
Il fatto è che la Lega non vuol rinunciare alla flat tax e il M5S non intende certo mollare la presa sul reddito di cittadinanza. Potrebbe venirne fuori allora una flat tax inizialmente riservata ad una sola categoria di lavoratori autonomi, che in realtà di flat tax non ha nulla: si tratterebbe semplicemente di introdurre il 15% di aliquota alle partite Iva che guadagnano fino a 65mila euro annui, e il 20% sui ricavi eccedenti tale soglia.
D’altro canto i pentastellati, anziché mandare in porto il reddito di cittadinanza per tutti coloro che ne avrebbero diritto e per un importo medio di 780 euro, potrebbero dover essere costretti ad introdurlo, sì, ma solo a favore di poche persone e a fronte di un contributo medio di 300 euro. Di Maio però è stato lapidario in questo senso: a Carta Bianca, su Rai 3, ha chiaramente detto che “o in manovra c’è il reddito di cittadinanza, oppure c’è un grande problema per questo governo”.
Per la metà di ottobre il testo dovrebbe essere praticamente pronto, per cui non manca molto per capire chi avrà vinto questo arduo braccio di ferro.