Proroga delle decontribuzioni per il Mezzogiorno e rinnovo del piano Industria 4.0. Sono queste le due basi di partenza da cui si è cominciato a lavorare per stilare la legge di Bilancio 2018-2019, con una conferma dunque sostanziale di alcune iniziative prese nel periodo del governo a trazione Pd. La decontribuzione per le assunzioni al Sud Italia verrebbe a costare sui 500 milioni, ma essendo finanziata con fondi europei non crea alcun tipo di problema di bilancio; la riedizione del piano Industria 4.0, che verrebbe ampliato anche alle pmi che investono in innovazione, invece, andrebbe finanziata eccome.
Ma non sono certo questi due temi quelli di vitale importanza per questa legge di Bilancio, anzi, Lega e Movimento 5 Stelle stanno cercando di far entrare in manovra almeno una prima parte dei loro cavalli di battaglia, che sono rispettivamente flat tax e reddito di cittadinanza.
La tassa piatta, per esempio, dovrebbe cominciare ad essere introdotta nel mondo delle partite Iva tramite un’estensione del regime forfettario a chi guadagna fino a 80mila euro annui e con l’introduzione di un’aliquota fissa al 20% per i redditi superiori. Il reddito di cittadinanza invece potrebbe partire a quota 500 euro anziché 780 così come è scritto nella proposta dei 5 Stelle. A tutto ciò dovrebbe aggiungersi la revisione della Legge Fornero con l’introduzione di Quota 100 per tutti i contribuenti.
Per quanto riguarda il nodo delle coperture, che è poi l’aspetto più problematico, qualora il governo decidesse di portare il deficit dall’1% al 2%, uscirebbero fuori quasi 15 miliardi di euro, 12,5 dei quali verrebbero spesi per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Si punta allora sulla pace fiscale, che dovrebbe garantire circa 5 miliardi di euro. E poi ancora, 3 miliardi potrebbero essere ricavati dalla spending review. La coperta per garantire tutte le promesse fatte, dunque, è corta. A meno che non si ricorra alla soluzione di sempre: fare più debito.