A Bersaglio Mobile, su La 7, è andato in onda uno scontro acceso fra il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Uno scontro, quello ospitato nel salotto di Enrico Mentana, che si è consumato ovviamente attorno al decreto Dignità approvato dal governo e su cui gli industriali non hanno un parere così positivo.
Secondo Boccia, il testo presentato da Di Maio è da rivedere in più parti, a partire dalla causale fino ai 24 mesi che a suo dire va tolta e che invece il governo ha intenzione di reintrodurre. Gli imprenditori chiedono in sostanza di fare un passo indietro rispetto al testo approvato in Cdm, in quanto “l’incertezza riguarda l’economia, e l’imprenditore non può certo avere certezze sul futuro”.
Di Maio però ha provato a rassicurare gli animi: “Oltre a quanto è già trapelato, uno dei prossimi provvedimenti sarà anche introdurre degli incentivi per stabilizzare i contratti di lavoro”. Dopotutto il leader del Movimento 5 Stelle ha sempre affermato che il suo obiettivo, da ministro del Lavoro, sarà combattere la precarietà. “Purtroppo – ha aggiunto su questo punto – molte aziende di Stato hanno alimentato la precarietà, mentre invece devono conformarsi, proprio perché sono pubbliche, ai principi etici contro la precarietà. In ogni caso lavoreremo sul costo del lavoro dei contratti a tempo indeterminato, che vogliamo ridurre”.
Sul fronte delocalizzazioni, il ministro è stato chiaro: “D’ora in poi le aziende che prendono finanziamenti pubblici di ogni genere, e che se ne vanno all’estero, dovranno restituire quanto hanno preso con tanto di interessi e pagare una sanzione pecuniaria pari a 4 volte il contributo di cui hanno beneficiato. Che me ne faccio io di un’impresa che viene qui per un paio di anni, prende i soldi dello Stato e poi licenzia tutti e se ne va? Questi non sono imprenditori, ma prenditori”.