Il contratto di coalizione a cui per giorni hanno lavorato Movimento 5 Stelle e Lega non convince molti operatori economici e molte istituzioni. E non convince neppure l’agenzia di rating Fitch, che in una nota riguardante la situazione politica italiana ha parlato di un contratto, quello sottoscritto dai d ue partiti, che “aumenta i rischi per il profilo di credito sovrano dell’Italia”.
Fitch vede di buon occhio il fatto che dal contratto siano state tolte alcune righe che prospettavano l’uscita dell’Italia dalla moneta unica, ma è anche vero che nel patto di governo sono rimaste “misure che implicano un atteggiamento fiscale espansivo, che accrescono l’incertezza sul comparto bancario e che rendono più tesi i rapporti con le autorità europee”.
Dopotutto, la piena attuazione della flat tax e del reddito di cittadinanza, nonché il superamento in blocco della riforma Fornero (con l’introduzione del tanto chiacchierato sistema delle quote), sono tutte misure che andrebbero ad aumentare significativamente l’esposizione delle amministrazioni pubbliche. Quanto c’è scritto sul fronte dell’entrate, infatti, è assolutamente insufficiente rispetto alla mole di uscite. “Il programma – conclude quindi Fitch – è incoerente con l’obiettivo dichiarato, cioè ridurre l’enorme debito pubblico”.
I timori sollevati da Fitch sono generalizzati tra i mercati, tanto è vero che più si avvicina l’ipotesi di un governo Movimento 5 Stelle-Lega, e più lo spread va aumentando: il differenziale fra Btp e Bund ha sfondato anche la soglia dei 180 punti, mentre nel fine settimana scorso si aggirava attorno ai 160 punti (comunque in salita rispetto ai giorni precedenti).
La tensione che si respira sul fronte italiano si sta riflettendo anche sui differenziali degli altri paesi del Sud Europa: i Bonos spagnoli, per esempio, hanno aumentato il loro differenziale di 8 punti (con un rendimento che ora è a quota 1,50%), mentre i decennali portoghesi sono saliti di 15 punti portandosi a un rendimento del 2%.