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Categories: Economia e Finanza

Governo, Cgia lancia l’allarme: mancano 18,5 miliardi

Il nuovo governo si ritroverà ad affrontare una bella grana. Secondo la Cgia di Mestre, infatti, mancherebbero all’appello almeno 18,5 miliardi di euro per scongiurare l’aumento dell’Iva e per mettere in salvo i nostri conti pubblici, nonché per far fronte a delle voci di spesa che sono già state ratificate.

In particolare, dai dati che risultano all’Ufficio studi della Cgia, servirebbero innanzitutto 12,4 miliardi di euro per scongiurare il famigerato aumento dell’Iva che altrimenti scatterà dal 1 gennaio 2019. Dopo di che servirebbero altri 3,5 miliardi per correggere i conti pubblici e per far felice l’Unione Europea, che li ha richiesti in più di una occasione (questo tesoretto ci permetterebbe in poche parole di raggiungere il pareggio di bilancio, che tra l’altro è anche previsto dalla nostra Costituzione). Infine, andrebbero recuperati altri 2,6 miliardi per coprire una serie di spese “non differibili”. A conti fatti siamo quindi vicini ai 20 miliardi.

“Purtroppo – fa notare il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – questa manovra stride in modo a dir poco evidente con le promesse elettorali che sono state lanciate nelle scorse settimane da coloro che non vedono l’ora di prendere il governo del Paese. Dopo l’ubriacatura che abbiamo subito leggendo gli effetti positivi dovuti all’applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dall’abrogazione della legge Fornero, sarà interessante capire come le forze politiche vincenti riusciranno a trovare le risorse che mancano in così poco tempo”.

Dopotutto questi soldi vanno trovati, altrimenti da gennaio 2019 scatterà un aumento consistente delle aliquote Iva: quella che attualmente è al 10% passerà all’11,5%, mentre quella attualmente fissata al 22% salirebbe al 24,2%. “Nonostante quest’anno siano stati toccati i record di crescita degli ultimi 7 anni – aggiunge Renato Mason, segretario della Cgia – continuiamo ad esser quelli che in Europa sono cresciuti di meno. E questa tendenza, a detta di Bruxelles, perdurerà anche nel biennio 2018-2019, quando resteremo quelli con la crescita economica più contenuta”.

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Redazione