Italo è ufficialmente passato di mano: il fondo americano Global Infrastructure Partners ha acquisito la compagnia italiana che da qualche anno a questa parte si era messa in concorrenza con Trenitalia, e che a questo punto vede sfumare l’ipotesi di una quotazione in Borsa.
La proposta del fondo americano è giunta sul tavolo dei manager di Italo lo scorso lunedì, e in un certo senso ha destato anche un po’ di stupore rispetto a chi non aveva affatto pensato a una cessione, ma anzi, stava lavorando al dossier che avrebbe portato la società a quotarsi in Borsa. Eppure l’offerta avanzata da GIP era troppo allettante per non essere quanto meno valutata: gli americani hanno dato alla società di trasporti quasi 2 miliardi e si sono anche detti pronti ad accollarsi il debito societario pari a 400 milioni.
Nelle ore successive all’offerta, quelli di Global Infrastructure Partners sono tornati a farsi sentire proponendo altri 80 milioni, ed è a quel punto che gli azionisti del Gruppo hanno detto di sì: Italo ha salutato definitivamente la prospettiva di quotazione in Borsa e preparato i bagagli per partire alla volta degli States. Dopotutto, tra una cosa e l’altra, gli americani, per accaparrarsi la società italiana, sborseranno attorno ai 2 miliardi e mezzo.
La cessione di Italo al fondo statunitense ha colto alla sprovvista anche il governo italiano, che per la compagnia di treni aveva già previsto la quotazione in Borsa e che non a caso, per voce dei dicasteri dell’Economia e dello Sviluppo Economico, aveva parlato di questa prospettiva come del “perfetto coronamento di una storia di successo”. Insomma, che l’azienda abbia finito per mettere in imbarazzo il governo è cosa assodata.
L’operazione di vendita di Italo e di conseguenza il dietrofront rispetto alla quotazione in Borsa dovrà comunque passare per le mani dell’Antitrust, che in teoria non dovrebbe trovare ragioni per cui ostacolare l’accordo.