Fino a poco tempo fa sembrava fosse una delle criptovalute più forti del momento, una di quelle meno suscettibili alla crisi che da un po’ ormai riguarda l’intero settore. E invece anche il Ripple è tornata a perdere posizioni esattamente come il Bitcoin, l’Ethereum, il Litecoin e compagnia.
Il fatto è che anche il Ripple sta accusando il colpo di quanto si sta per verificare in estremo Oriente, con Cina e Corea del Sud sempre più intenzionate ad introdurre una stretta sulle criptomonete e quindi alla loro libera circolazione sia sotto forma di risparmio sia sotto forma di investimento.
La caduta registrata da Ripple sicuramente ha riaperto la discussione circa il suo ruolo nel mercato e acceso per forza di cose l’interesse di diversi osservatori. Tra questi c’è Joe DiPasquale, numero uno di BitBull Capital, che esattamente come Charles Thorngren, CEO di Noble Gold Investments, ritiene che dietro il calo del cambio XRP/USD si nascondano timori di vario tipo.
Secondo DiPasquale, la perdita di valore del Ripple è figlia soprattutto di una momentanea presa di beneficio. A suo dire gli investitori starebbero vendendo le unità in loro possesso per recuperare le perdite subite quando la quotazione era ancora più giù, per cui questa potrebbe essere semplicemente una fase transitoria che riporterà il cambio su valori più stabili. Secondo Thorngren, invece, sul Ripple stanno pesando anche lo shutdown statunitense e la ripresa del mercato azionario, che se messi assieme generano, non a torto, un certo timore sul fronte degli investimenti.
E poi c’è appunto il già citato caso orientale, perché è chiaro che la stretta normativa annunciata da Cina e Corea del Sud non può esser considerata cosa di poco conto. Non a caso proprio in Corea è nata una petizione che chiede ufficialmente al governo di ritornare sui suoi passi; petizione che ha già abbondantemente superato le 200mila sottoscrizioni.