La campagna elettorale in corso d’opera si sta arricchendo di tante proposte. I partiti sembrano stiano facendo a gara a chi fa la promessa più grande, e se c’è un tema che insieme ad altri sta riuscendo ad avere la meglio, se non altro in termini mediatici, è la flat tax.
Quando si parla di flat tax si parla molto semplicemente di una tassa unica, vale a dire di un’unica aliquota che grava sui redditi sia delle persone che delle imprese che di fatto sostituisce il sistema a scaglioni presente in questo momento in Italia. La flat tax esiste soprattutto nei paesi post comunisti come Russia, Bulgaria e aree dell’Est più in generale, e da sempre divide in due gli economisti tra favorevoli e contrari.
In Italia la proposta di introdurla è stata avanzata prima di tutti dalla Lega Nord e successivamente è stata adottata da tutto il centrodestra, mentre da sinistra le considerazioni sulla tassa piatta sono molto più scettiche (se non proprio contrarie).
Per esempio, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervistato da Lucia Annunziata, ha detto: “La flat tax è il tipico prodotto da ‘bacchetta magica’ perché sembra che con la sua introduzione ci sarà semplificazione e calo della pressione fiscale”, ma il punto è che “bisogna che ci dicano dove trovano le decine di miliardi di euro che verrebbero a mancare”. “Capisco che parlare di flat tax susciti entusiasmo – ha aggiunto il ministro -, ma bisogna anche sapere che questa formula produce un effetto regressivo che va a tutto beneficio dei più ricchi”.
L’intervista a Padoan ha poi toccato altri temi, come il ruolo del Movimento 5 Stelle nella politica italiana. I 5 Stelle, ha detto Padoan, “sono un pericolo per la stabilità e la sostenibilità del sistema paese, dovuto spesso a una loro grande incompetenza di fondo”. E su Liberi e Uguali, il partito guidato da Piero Grasso che raduna la sinistra alternativa al Pd, “c’è convergenza su alcuni temi”.