Mentre centrodestra e Movimento 5 Stelle parlano di reddito di cittadinanza, il centrosinistra guidato da Matteo Renzi procede a passo più felpato e, nel bel mezzo della campagna elettorale, tira fuori dal cilindro la proposta di introdurre in Italia un salario minimo legale.
In pratica il Partito Democratico vuole che anche in Italia si stabilisca il principio secondo cui uno stipendio base non possa essere inferiore a una tariffa oraria pari a 9/10 euro. La misura, qualora dovesse mai entrare in vigore, metterebbe il Belpaese al pari di diverse altre nazioni europee che convivono già da anni col salario minimo (in forme sicuramente diverse l’una dall’altra, ma il dato di fatto, in ogni caso, è che il salario minimo c’è praticamente in tutto il resto dell’Unione Europea).
Qualche esempio? In Lussemburgo, che è il Paese nel quale circolano i redditi pro-capite più alti d’Europa, il salario minimo legale è pari a 1.998,6 euro, mentre in Bulgaria, che è in fondo alla classifica (ma che ha anche tutt’altro costo della vita) vige un salario minimo di 235,2 euro. Sopra i 1.000 euro ci sono Belgio, Irlanda, Germania e Francia, che più in particolare si aggirano, euro più euro meno, attorno ai 1.500 euro.
Dopo di che ci sono i Paesi del Sud Europa che sono notoriamente meno “generosi”, come Portogallo e Spagna, dove il reddito di base è rispettivamente pari a 649 e 825 euro. In Grecia, invece, siamo sui 683 euro.
Infine c’è una terza fascia di Paesi dove lo stipendio minimo è ancora più basso: in Polonia è di 473 euro, mentre in Estonia, Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria è di poco più di 400 euro. Seguono Lituania, Lettonia e Romania con cifre superiori ai 300 euro, e chiude il cerchio per l’appunto la già citata Bulgaria.
La proposta del centrosinistra, relativamente al caso italiano, si applicherebbe comunque a una ristretta fetta di lavoratori, cioè a una platea che corrisponde al 15% della forza lavoro di riferimento. Il restante 85% infatti è già coperto dalla contrattazione collettiva, per cui gode già della tutela di tariffe minime orarie.