Chiunque ormai possiede un conto corrente, ma non tutti hanno e sanno cosa sia un conto cointestato. Il suo significato però è molto semplice, perché come dice il nome stesso si tratta di un conto corrente bancario che vede come titolari più persone.
Si tratta di una soluzione che nella gran parte dei casi viene adottata dalle coppie, perché avere un conto cointestato in famiglia significa rendere molto più snelle molte operazioni che si fanno quotidianamente: dal prelievo di denaro contante fino al pagamento di bonifici, che possono appunto essere effettuati sia dal soggetto X che dal soggetto Y senza particolari limiti.
Tuttavia c’è un elemento che il conto cointestato lascia perplesse parecchie persone, e cioè l’esistenza di eventuali limiti di prelievo. Ciò che ci si chiede, in sostanza, è se a fronte di un conto condiviso, sia esso bancario o postale, tutti e due i soggetti cointestatari possano usare il denaro liberamente.
Ebbene, la legge in teoria vieterebbe di utilizzare più del 50% dell’importo disponibile senza l’esplicito consenso dell’altro cointestatario, per cui se sul conto ci sono 20.000 euro, X può usarne/prelevarne 10.000, e Y ha potere sui restanti 10.000 euro. Se però Y dà il consenso, X può maneggiare tutti i 20.000 euro.
In ogni caso né la Banca né la Posta tendono a controllare se uno dei due titolari preleva cifre superiori alla quota prevista, anche se ovviamente questo tipo di comportamento da parte del correntista potrebbe essere impugnato dall’altro cointestatario per esempio nell’ottica di un divorzio (sebbene resti da stabilire che il prelievo di troppo, per esempio, sia effettivamente stato fatto dall’altro soggetto).
Se però si prova che la cointestazione è solo formale, vale a dire atta ad una migliore gestione dei soldi, allora il conto risulterà tecnicamente intestato a una sola persona anche se l’altra avrà comunque potere di intervenirvi sopra.