Pensione, in Italia si va prima che in altri paesi

L’Italia è il paese Ocse in cui si va in pensione prima del tempo. Le ultime riforme pensionistiche ci hanno lasciato credere che l’Italia fosse uno di quei paesi dove si andava in pensione più tardi, ma la realtà dei fatti, certificata da enti indipendenti e sovranazionali, ci dice tutt’altro: l’età legale per accedere alla pensione è alta, certo, ma l’età di uscita effettiva dal mercato del lavoro è in realtà molto più bassa.

Nel Panorama sulle pensioni 2017 definito dall’Ocse risulta che in Italia l’età di uscita per vecchiaia è a 66,7 anni, ma che in realtà, tra una cosa e l’altra, si tende ad uscire 4,4 anni prima. In pratica, il divario più alto di tutta l’area Ocse. Negli altri paesi, infatti, il divario tra età legale ed età di effettiva uscita dal mercato del lavoro è di 0.8 anni per gli uomini e di 0.2 anni per le donne, a riprova di come il pensionamento avvenga tutto sommato secondo le regole “classiche”.

Anche per questo l’Italia ha una delle spese pensionistiche più alte di tutti, ed anche per questo l’Ocse invita il Belpaese a limitare la spesa pensionistica sia nel breve che nel medio termine. I governi italiani dovrebbero quindi concentrarsi di più sulle pensioni delle nuove generazioni, anziché continuare a concentrarsi su chi la pensione ce l’ha già o su chi ci sta per andare.

L’Ocse inoltre invita a concentrarsi “sull’aumento dell’occupazione, specialmente tra i gruppi più vulnerabili. Un mercato del lavoro più inclusivo ridurrebbe anche l’utilizzo massiccio delle prestazioni sociali per la vecchiaia”.

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