Il clima sulla Brexit si fa sempre più rovente. Sembra infatti che tra Regno Unito e Unione Europea ci siano diversi nodi che restano ancora tutti da sciogliere: diritti dei cittadini, riunificazione familiare, riconoscimento dei titoli professionali, diritto di voto e libertà di circolazione sono temi su cui bisogna ancora legiferare.
Il quinto step dei negoziati sulla Brexit, insomma, lascia trasparire una forte incertezza sulla possibilità di raggiungere un’intesa. L’unico fronte su cui pare si sia fatta un po’ di chiarezza è quello dei diritti degli oltre 3 milioni di cittadini europei che vivono stabilmente in Gran Bretagna e del milione di inglesi che invece vive in uno dei 27 paesi Ue.
Michael Barnier, capo negoziatore europeo, ha dichiarato a questo proposito che “non ci sono ancora progressi su diverse questioni, per cui non potrò proporre al summit dei capi di governo di discutere della futura relazione con Londra”. “C’è una impasse estremamente preoccupante per gli stati membri e per le regioni che si sono impegnate in investimenti e progetti di vario tipo”, ha poi aggiunto. Da qui, la conclusione: “La Gran Bretagna non è ancora pronta a presentare la propria posizione circa gli impegni finanziari, per cui se ne riparlerà nel corso dei prossimi due mesi”.
Le dichiarazioni di Barier, tutt’altro che positive, hanno contribuito a far scendere ulteriormente la quotazione della sterlina, ora pari a 90 centesimi di euro (nuovo minimo storico degli ultimi mesi). E di certo le parole di David Davis, capo negoziatore britannico per la Brexit, non aiutano in questo senso, perché mostrano tutta l’incertezza di Londra sul da farsi: “Spero che l’Europa faccia qualche passo in avanti e si sforzi di guardare ai progressi fatti nello spirito del discorso di Theresa May”.
Peccato però che di progressi non ne sono stati visti, o quanto meno non sono stati sufficientemente “forti” da aver dato luogo a un decorso pratico.