L’Euribor, come molti sanno, è il tasso di interesse che viene preso come riferimento per il calcolo degli interessi sul mutuo a tasso variabile. Quando si parla di Euribor salta subito alla mente la crisi del 2007, quando questo valore, aumentando in modo vertiginoso, provocò l’aumento record delle rate del mutuo variabile.
Da quel momento in poi è stato avviato un percorso volto a cambiare la metodologia di calcolo dell’Euribor. Se prima questo processo si basava sui dati provenienti da 22 banche, ora si è pensato di trasformare il metodo di calcolo per renderlo più sicuro e trasparente. Come? Semplicemente basandosi sulle transazioni che avvengono effettivamente sul mercato, e non su quelle che si presume avverranno.
Il percorso di tale riforma ha tuttavia incontrato un grosso ostacolo: l’Emmi. L’European Money Market Institute ha infatti bocciato questa proposta perché a suo dire i valori presi in considerazione risulterebbero poco affidabili e troppo volatili per potervi fare affidamento. La stessa Emmi ha così proposto una sorta di soluzione ibrida, ovvero una mediazione che punta a far sì che l’Euribor si basi in parte sulle transazioni avvenute nei mercati e, qualora queste non fossero disponibili, su altri prezzi (che rimangono ancora poco chiari).
I tempi per mettere in pratica questa riforma e per avviarne la rispettiva sperimentazione, però, sono tutt’altro che corti: fonti di stampa parlano del 2019 come anno in cui il progetto di riforma dovrebbe diventare meno teorico e più concreto. In ogni caso un cambiamento di questo genere nella determinazione dell’Euribor dovrebbe, in linea di massima, offrire maggiori garanzie di stabilità a coloro i quali hanno contratto (e sottoscriveranno nel prossimo futuro) un mutuo a tasso variabile.
Naturalmente continueremo a tenere alta l’attenzione su questa materia, anche perché parliamo di un cambiamento che riguarderà milioni di famiglie italiane e non (visto e considerato che si parla di un’iniziativa di stampo europeo).