Alla morte di un dato parente, sono molti gli adempimenti che gli eredi devono portare a termine: dall’accettazione dell’eredità fino alla pubblicazione del testamento, passando per la dichiarazione di successione fino alla divisione di arredi e beni mobili. Ma ci sono anche alcune cose che bisogna stare attenti a non fare, soprattutto se parliamo della morte di un genitore titolare di un conto corrente su cui uno dei figli ha ricevuto la delega ad operare in autonomia.
La prima cosa che l’erede con delega ad operare sul conto corrente non deve assolutamente fare è prelevare i soldi da tale conto, o quanto meno non prima che sia stata redatta la dichiarazione di successione e che si sia provveduto a dividere la giacenza con tutti gli altri eredi. Il rischio di un prelievo sbrigativo è quello di dover rimborsare l’intero importo, con tanto di interessi, agli altri legittimi eredi.
Proprio così, perché avere la firma sul conto corrente, ovvero l’autorizzazione ad operare in autonomia sul deposito stesso, conferita dal titolare del conto (quindi dal genitore), non dà in alcun modo il diritto all’erede di poter agire in rappresentanza del delegante.
In termini estremamente pratici significa che il figlio che ha firmato per gestire il conto bancario col genitore morto può essere citato in giudizio dagli altri eredi affinché restituisca i soldi che sarebbero dovuti andare anche agli altri. La Cassazione è molto chiara su questo fronte: il potere di firma sul conto del genitore non dà alcun potere di rappresentanza del delegante!
Dal canto suo, la banca può permettere al titolare dell’autorizzazione ad operare sul conto, sia con versamenti che con prelievi, e di farlo nonostante il titolare originario sia venuto a mancare. Questo perché la delega ad operare su quel conto obbliga la banca a considerare sullo stesso piano la firma del delegato con quella del delegante. Sta semmai al delegato avere cura di comportarsi a norma di legge quando il delegante verrà a mancare.